La marcita è una antichissima pratica colturale, che consisteva nel far marcire l'ultimo taglio dell'anno sui prati a scopo di concimazione, facendovi ristagnare le acque. In particolare dall'autunno alla primavera, veniva fatto scorrere sui prati un sottile velo di acqua di risorgiva.
La temperatura costante e sufficientemente elevata dell'acqua (sempre circa intorno ai 10° C), proteggeva la coltura dai rigori invernali, evitando il raffreddamento del terreno e permettendo lo sviluppo vegetativo. In questo modo era ed è ancora possibile ottenere abbondanti falciature anche nella stagione avversa.
Attualmente, la maggior parte degli impianti è stata dismessa e rimangono solo alcuni esempi attivi nel Parco di San Floriano. Secondo alcuni storici questa pratica venne ideata dai monaci di Viboldone, intorno al 1200, e perfezionata poi dai certosini di Chiaravalle e Morimondo un paio di secoli dopo.
Le "Acque Molli" è un'ampia zona umida, particolarmente ricca di polle, fontanili, piccoli laghetti con diametro da pochi centimetri a diversi metri, e profondità massima di qualche metro, tra boschetti igrofili di ontani, marcite, prati umidi e vecchi pascoli. Qui si possono osservare specie erbacee davvero interessanti come il nontiscordadime delle paludi, il crescione, le carici ed i giunchi.
Insieme alle Fosse da Rui e Riva Alta, vecchia ansa del fiume con acqua stagnante tra boschetti riparii e querce, queste piccole superfici restano gli unici supersiti, testimoni della presenza ben più estesa un tempo di questa tipologia d'ambiente.