Oltre alla fase tardo neolitica dell'insediamento, che è quella attualmente maggiormente documentata, sembra ci sia stata anche una fase più antica riferibile al Mesolitico (8.000 - 4.500 a.C.) ed al Paleolitico Superiore (tra 40.000 e 8.000 a.C.) almeno a giudicare dal rinvenimento di alcuni strumenti in selce.
Sempre grazie al recupero del materiale archeologico è testimoniata pure una frequentazione durante le epoche successive dell'Eneolitico (3.0002.300 a.C.) e del Bronzo finale (1.2001.000 a.C.).
Un arco di tempo d'incredibile durata quindi che lo caratterizza e, se studiato, darà nuove ed ampie conoscenze sul'uomo preistorico, la sua vita ed il suo comportamento.
Gli elementi raccolti fanno ritenere il Palù di Livenza una delle stazioni preistoriche più importanti del Friuli Venezia Giulia e potenzialmente tra quelle più interessanti dell'Italia settentrionale che lo colloca tra i siti palafitticoli neolitici più antichi della serie italiana. Esso assume quindi un'importanza straordinaria, giacché costituisce uno dei pochi siti umidi preservatisi con abbondanti testimonianze archeologiche ben conservate, nonostante le opere di canalizzazione, dalle profonde alterazioni che solitamente hanno interessato questo tipo particolare di ambiente naturale, il cui numero è in progressiva riduzione in Italia.
Il Palù di Livenza costituisce così un archivio archeologico e paleoambientale unico nel suo genere che deve essere preservato e valorizzato.